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Con questo breve confronto, sul ruolo della famiglia e della scuola nel processo di apprendimento e fruizione della musica classica, diamo inizio ad un ciclo di conversazioni con il M° Fabiano Zuccon Ghiotto.
Il Maestro è direttore dell’Associazione Musicale Giustiniana, oltre ad esserne docente e fondatore, insieme alla pianista Anna Giulia Menegollo.
La musica fa parte di lui e lo si sente da come si fa entusiasta e vibrante la sua voce, quando parla di quest’arte, del suo strumento, il pianoforte, e dei suoi allievi.
Nato in una famiglia di musicisti – padre organista e compositore, fratello pianista, sorella chitarrista – ha iniziato a suonare fin da bambino, prima riportando ad orecchio le melodie sulla tastiera, successivamente studiando il linguaggio musicale e maturando la sua formazione in Conservatorio.
Ci spiega che per diventare un musicista è indubbio il vantaggio di nascere in una famiglia di cultori della musica, di sentire suonare uno strumento fin da piccoli, ma di certo non è un prerequisito fondamentale.
« Lo sviluppo del cosidetto orecchio musicale può avvenire in diversi modi, personalmente lo ritengo compito della scuola dell’obbligo » esordisce il Maestro. « Tra le diverse discipline scolastiche, lo studio della Musica, in primis di quella Classica, fornirebbe un’insostituibile possibilità di arricchimento della persona, in quanto essa concorre in misura determinante allo sviluppo armonico delle potenzialità cognitive ed espressive ».
Viene usato il verbo al condizionale perché, il più delle volte, nelle scuole la “musica è ben diversa”, è decisamente pop! Una musica molto orecchiabile, predisposta per essere facilmente memorizzata, ma priva di una funzione fondamentale nell’educazione musicale.
« Sia chiaro che non intendo discriminare o sminuire la musica pop, anch’io l’ascolto, magari in macchina » afferma Zuccon Ghiotto. « Essa però, al contrario della Classica, non permette di attivare processi di apprendimento multifunzionali a vari livelli, dalla risposta senso-motoria fino al linguaggio simbolico ed astratto. Non permette l’accesso all’eredità culturale e ai mondi simbolici di cui la Classica è espressione, un patrimonio immenso di idee e di emozioni. Ritengo un compito irrinunciabile dell’educatore fornire ai giovani gli strumenti basilari di comprensione e di analisi di questa eredità ».
Come possiamo ben intendere, l’insegnamento della musica classica è qualcosa di molto più intenso e articolato di quanto sembri. Bisogna saper guidare uno studente all’ascolto consapevole, in modo che questa azione non sia passiva e dispersiva, ma sappia regalare gioia e passione all’orecchio e all’anima.
« Il mio impegno di insegnante è rivolto anche a scardinare il concetto che la musica classica sia noiosa, qualcosa di vecchio e stantio che non vale la pena di approfondire e conoscere » conclude il Maestro. « Al contrario, la Classica è piacevole e sorprendentemente attuale. Conoscerne le chiavi – magari favoriti da un’ottima qualità del suono che oggi la tecnologia è in grado di offrire – ci permette di scovare più facilmente quel momento di climax, di massima espressione musicale, in grado di travolgerci tra le sue note e consegnarci, felicemente inerti, alla Bellezza».