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Per qualcuno, parlare di grammatica della musica può sembrare una cosa ovvia.
Solitamente, chi si interessa di musica e suona ha ben presente cos’è una melodia, quel susseguirsi di note che rimane spesso impresso quando si canta una canzone; ha ben presente anche cos’è una composizione musicale, i colori da utilizzare quando si suona questa o quella composizione, ovvero come e perché suonare forte, piano o pianissimo.
Chi suona o ha a che fare con la musica, conosce tutto l’alfabeto musicale, che è un linguaggio e va imparato un poco per volta, proprio come una lingua straniera, usando segni, suoni, scrivendo, leggendo e ripetendo la stessa frase più e più volte con le dita su uno strumento.
Abbiamo appunto scritto, in un post precedente, di come la musica sia una vera e propria lingua. Noi ne sentiamo la parte sonora, ma c’è anche tutta la parte scritta a fare da sfondo a ciò che ascoltiamo.
Conoscere ciò che sta dietro ad una canzone, a un’aria, a una composizione musicale non è così scontato. Il riferimento all’alfabeto musicale è il modo più esemplificativo per far capire che dietro alla musica c’è molto di più di una melodia piacevole da ascoltare. Dietro alla musica ci sono pentagrammi, note, pause e simboli speciali. Ci sono intrecci di frasi, combinazioni di stili, modi diversi di interpretare e di suonare ciò che si legge… ma andiamo per gradi. Iniziamo da capo.
Immaginate di avere davanti a voi un foglio, uno di quelli a righe, che di solito si usano per lezioni di italiano.
Nella musica, le nostre righe saranno un po’ diverse rispetto a quelle dei quaderni che già conosciamo.
Le righe sono costituite da cinque linee, parallele e abbastanza vicine tra loro. Nella notazione musicale, queste righe si chiamano “pentagramma”, dal greco penta (che significa appunto cinque) e gramma (ovvero scrittura, lettera).
Ora immaginate che nel vostro quaderno di italiano, quello a righe “normali”, dobbiate scrivere l’alfabeto della nostra lingua, in corsivo, in stampato grande e in stampato piccolo.
Allo stesso modo, nel nostro pentagramma, andremo a scrivere le lettere dell’alfabeto musicale.
Se per l’italiano sono le lettere a, b, c, d, e, fino alla z, nella musica saranno le note. Sette note (do, re, mi, fa, sol, la, si), che potranno essere più lunghe o più corte in base a ciò che vogliamo esprimere, un po’ come se scegliessimo di scrivere in corsivo o in stampatello.
Scriveremo le note in spazi precisi nel nostro pentagramma, alcune sulle righe, altre sugli spazi che le righe formano.
A questo punto, non si può non parlare di un altro simbolo molto importante per la lettura e la comprensione della musica: la chiave, che viene posta all’inizio del pentagramma, prima di ogni altro segno grafico.
“Per procedere attraverso la mappa musicale è necessario avere un punto di riferimento per orientarsi: in termini musicali, conoscere quali sono le altezze esatte relative ai nomi delle note. Questo compito è assolto dalle chiavi: la chiave di Sol, la chiave di Fa e la chiave di Do.
Una volta stabilita una chiave, ogni linea e ogni spazio determinano una nota (e quindi un’altezza) definita”, ci spiega infatti il musicologo Ottó Károlyi nel suo libro “La grammatica della musica”.
Poi, potremmo inserire anche le pause, che sono come la punteggiatura nelle lingue. Pause più brevi o più lunghe, come se volessi aggiungere una virgola, o un punto.
Pentagrammi, note, chiavi, pause sono le nostre basi, quelle che ci consentono di iniziare a scrivere la musica e quindi, poi, di leggerla e di interpretarla suonando, o cantando.
Le materie che ci permettono di imparare a leggere e a scrivere la musica sono il solfeggio e l’armonia. Grazie al solfeggio analizziamo le note e il loro ritmo, che è l’elemento primario della musica. Possiamo dire che il ritmo sia il cuore della musica, quell’energia grazie alla quale una melodia prende vita, muovendosi ed esprimendosi in svariati modi.
Se il susseguirsi ritmico di diversi suoni crea una melodia, il risuonare insieme di questi suoni crea l’armonia.
Due o più note che risuonano simultaneamente costituiscono un accordo.
Sopra una nota considerata fondamentale sono altre note, chiamate armonici, che risuonano contemporaneamente ad essa.
Gli accordi che costituiscono l’armonia creano lo sfondo e l’ambientazione di un brano e ci regalano sfumature diverse se li suoniamo pianissimo, piano, mezzo forte, forte o fortissimo.
Così, quando iniziamo a scrivere la musica, a creare i nostri brani,
uniamo note, pause, ritmi, accordi, e abbiamo infinite possibilità di esprimere sensazioni ed emozioni.
Diverse melodie si intrecciano quindi in una composizione, creando un alternarsi di voci che si appoggiano tutte sulle stesse fondamenta: su quei segni e quelle indicazioni grammaticali che fanno della musica un linguaggio comune, su quei simboli e quegli studi che ci permettono di suonare assieme e non, su quei canoni e principi sviluppatisi nei secoli e grazie ai quali, ora, possiamo comprendere antiche partiture, racimolare ogni messaggio che voleva essere trasmesso, e crearne uno nostro, nuovo, pronto ad essere condiviso ed espresso attraverso la musica.