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Maestro Borghetto da dove nasce la sua passione per la musica?
Mi sono avvicinato alla musica fin da bambino. I miei genitori mi hanno regalato alcuni giochi musicali e ho notato che ero molto affascinato nell’ascoltare i suoni e i rumori che producevano.
Vedendo che l’interesse per la musica maturava giorno dopo giorno mamma e papà hanno deciso di iscrivermi ad una scuola di musica.

E la scelta è ricaduta sull’Associazione Musicale Giustiniana, è corretto?
Sì, esattamente. Avevo sei anni e appunto ho iniziato a studiare pianoforte proprio in Giustiniana. Devo dire che è stata un’esperienza di fondamentale importanza, direi oggi sicuramente determinante per la mia carriera artistica. Ho studiato con il maestro Fabiano Zuccon Ghiotto per molti anni prima di iscrivermi al Conservatorio di Vicenza. In Giustiniana, grazie anche alla presenza di Anna Giulia Menegollo, ho trovato un ambiente ideale sia dal punto di vista umano che didattico. Accanto, infatti, ad una continua crescita artistica il maestro Zuccon Ghiotto è stato determinante per sviluppare al meglio quelle che erano le mie potenzialità creative.
Particolarmente importante è stato il percorso ABRSM che ho seguito presso la Giustiniana.

In che cosa consiste l’ABRSM?
In Italia è ancora poco conosciuto, ma è una certificazione – data da un ente internazionale inglese – che consiglierei a molti miei colleghi. Si ottiene a seguito di un percorso di studi che si articola in otto livelli di esame, denominati grades, in ordine progressivo di difficoltà, relativi alla “Pratica” (strumento e prove di ascolto) e allo “Scritto” (teoria della musica), per accedere poi ai successivi tre livelli di diploma. Per me la fortuna è stata che proprio l’Associazione Musicale Giustiniana proponga questo percorso ed io infatti l’ho intrapreso con il maestro Zuccon Ghiotto. Nel 2015 ho conseguito la certificazione di Diploma ABRSM con votazione “Distinction” e il punteggio più alto in tutta la sessione italiana di giugno.

Prima aveva accennato anche all’iscrizione in Conservatorio. Ha studiato qui a Vicenza?
Sì, presso il Conservatorio di Musica “A.Pedrollo” di Vicenza sotto la guida della prof.ssa Federica Righini, che è stata una guida insostituibile per la mia formazione, e nel 2017 mi sono diplomato con il massimo dei voti e la lode. Sono stati anni molto importanti, in cui ho accostato gli studi liceali agli studi in Conservatorio, e sono davvero grato a tutte quelle persone che hanno coltivato la mia formazione giovanile.

Insomma, anni con grandi soddisfazioni! E poi?
Subito dopo il diploma mi sono iscritto al Corso di Laurea Magistrale in Musicologia presso l’Università di Pavia (Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali di Cremona) e nel 2019 ho conseguito la Laurea con il massimo dei voti e la lode, con una Tesi in Paleografia musicale bizantina. Durante gli anni dell’Università ho continuato il mio percorso pianistico presso la Fondazione Musicale Santa Cecilia di Portogruaro con Alessandro Taverna e con Giovanni Bellucci, presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali Claudio Monteverdi di Cremona, due grandi solisti e due persone di grande statura morale e intellettuale, che mi hanno insegnato molto.

Quest’anno è stato assai complesso a causa della pandemia Covid-19. Ci dice qualcosa?
A marzo ho contratto il virus e, seppure in maniera lieve, ho avuto estrema consapevolezza delle possibili conseguenze. Fortunatamente per quel che mi riguarda la quarantena l’ho superata senza troppe difficoltà.

Quindi ti trovavi in Svizzera quando l’hai contratto?
Sì, dove mi trovo tuttora. Sono a Lugano dove sto frequentando il Master of Arts in Music Performance presso il Conservatorio della Svizzera Italiana nella classe del Maestro Mauro Harsch, che in questi tempi difficili è stata una guida di grande valore artistico e umano.

Alla fine del suo curriculum lei scrive: “I suoi recenti interessi musicali spaziano dal repertorio del XVIII secolo, nell’ottica di ricostruzione di una prassi storicamente informata, a quello moderno e contemporaneo”. Ci può spiegare meglio cosa intende?
Per me questo è stato un anno di studio e approfondimento. Qui a Lugano ho avuto fin da subito stimoli all’interesse per il repertorio moderno e contemporaneo sia per la prassi storicamente informata sugli strumenti storici, e devo ringraziare devotamente i miei docenti e i miei compagni di studio, per avermi aperto delle prospettive di crescita musicale a me nuove.
Quindi per me diviene sempre più importante, oltre ovviamente allo studio della partitura e ad una certa libertà interpretativa, anche la conoscenza dell’autore, dei problemi di notazione e la scelta dello strumento con cui eseguire nella maniera più idonea un certo brano. Quest’anno, approfittando anche del silenzio che la pandemia ha creato nel mondo della musica, ho deciso di seguire regolarmente un corso di pianoforte storico presso il Conservatorio di Como e ho avuto modo di studiare molto repertorio della seconda metà del diciottesimo secolo e sto valutando di proseguire i miei studi verso l’ambito della cosiddetta “musica antica”.

Cosa consiglierebbe ad una persona che vuole avvicinarsi alla musica?
Intanto mi corre l’obbligo di fare una doverosa premessa. La cosiddetta musica colta è tutt’altro che noiosa, superata, vecchia e di non facile ascolto. Pensiamo a quanti film o a quante pubblicità sono arricchite e vivacizzate proprio da brani di musica classica. Certo, poi è un tipo di musica non immediata. Richiede studio, approfondimento, conoscenza. Ma lo studio della musica e di uno strumento possono davvero rappresentare una splendida occasione di crescita e maturazione personale che apre la mente. Io consiglio a tutti di prendere in seria considerazione la possibilità di avvicinarsi ad uno strumento, non solo ai giovani, e di fare e ascoltare musica il più possibile, secondo le proprie esigenze, in modo che “suonare uno strumento” non resti una cosa fine a sé stessa, ma possa permettere di guardare il mondo con una visione più ampia.
E chiudo proprio da dove ho iniziato questa intervista, ovvero dalla mia esperienza all’Associazione Musicale Giustiniana. La musica, lo studio del pianoforte e la scelta di questa scuola mi hanno permesso di conoscere persone meravigliose e di intraprendere un viaggio che tuttora sto continuando a vivere. La musica è un sogno che si fa ad occhi aperti e che ti permette di camminare con un bagaglio che si arricchisce sempre di più, ma di cui non avverti un aggravio di peso. Anzi. Più conosci e più ti elevi. Provare per credere.

l’intervista al maestro Marco Borghetto è stata fatta da Sandro Pupillo che ringraziamo